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American Aquarium - Things Change

Pubblicato da Remo Ricaldone |


Il vulcanico e sempre ispirato BJ Barham ha deciso di rifondare i suoi American Aquarium con una vera rivoluzione, chiamando a se Shane Boeker alle chitarre elettriche, Joey Bybee alla batteria, Ben Hussey al basso e Adam Kurtz alla pedal steel e chitarre per un album sintomaticamente intitolato “Things Change”. Ma se i protagonisti sono cambiati, quella che non è mai venuta meno è la forza, la grinta e il talento di uno dei migliori nomi della scena tra rock e radici americana in un lavoro di notevolissimo vigore espressivo, sempre in bilico tra le sonorità country e sferzate rock che travolgono l’ascoltatore. Così i ‘nuovi’ American Aquarium sono scesi a Tulsa, Oklahoma e si sono affidati ad un produttore illuminato come John Fullbright che ha chiamato in qualità di ospiti altri grandi ‘oklahomans’ come il leggendario fiddler Byron Berline, John Moreland e Jamie Lin Wilson che hanno prestato le loro voci nel corso del disco. “Things Change” si apre subito con la ruvida bellezza di “The World Is On Fire”, splendida introduzione ad una serie di canzoni la cui forza si basa anche su un notevole coinvolgimento ‘politico’ del leader il cui occhio attento a quello che è l’America contemporanea è lucido e poeticamente splendido. “Crooked & Straight” e “Tough Folks”  ribadiscono con il loro spirito rock quanto sia profondo il songwriting di BJ Barham che qui si avvicina molto ai Drive-by Truckers. “When We Were Younger Men” è un vero capolavoro di intima poesia e commovente nostalgia, una ballata tra le migliori scritte da BJ a mio parere, la cui melodia viene esaltata da un break di pedal steel che colpisce dritto al cuore, “One Day At A Time” con il piano di John Fullbright è un altro eccellente esempio del momento ispirativo di Mr. Barham, secco, scarno e disilluso ma tremendamente coinvolgente. Con “Things Change” la ballata si fa tagliente, guidata da una voce roca e sferzante che denota una grande voglia di esprimere sentimenti talvolta contrastanti, sofferenza e speranza accomunati nei pochi minuti di un ottimo brano mentre i suoni più classici della country music emergono dalla successiva “Work Conquers All”, decisamente ispirata dalla terra di Oklahoma. In perfetto stile ‘outlaw’ c’è poi “I Gave Up The Drinking (Before She Gave Up On Me)”, ‘drinking song’ piena di passione e anche di ironia seguita “Shadows On You”, un’altra ballata toccante e accorata con fisarmonica e fiddle, da incorniciare. La chiusura è invece affidata a “’Till The Final Curtain Falls”, un po’ più ordinaria come ballata ma nobilitata da una pedal steel meravigliosa, costante presenza in un album di grande qualità.
Remo Ricaldone

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