“Dancehall Dreamin’” è al tempo stesso un tributo alla musica di Pat Green e alla rinascita in questi ultimi anni, diciamo da inizio anni duemila, delle tante preziose dance halls texane dove si è ripreso con nuova, grande energia a proporre musica, quella irresistibile tra country music e rock’n’roll di cui Pat è uno degli esponenti più importanti. E l’importanza della figura di Mr. Green nella rinascita di certa musica figlia del Lone Star State è qui ribadita da una serie di musicisti che lo omaggiano con amore, passione e rispetto. William Clark Green, uno di quelli che ha ripreso il testimone con talento e notevolissima bravura ci regala una versione potente di “Wrapped” che apre l’album nel migliore dei modi. Un ulteriore passo avanti lo fa poi la Randy Rogers Band con special guest Radney Foster in una meravigliosa cover di “Three Days”, reinterpretata con un’urgenza e una forza espressiva che lascia stupefatti. John Baumann è invece alle prese con una meno nota “Nightmare”, gioiellino acustico che ammalia per bellezza e cuore (“Bring back Towns Van Zandt and my heroes back to me.'Cause I can play their songs but it ain't the way they do,It ain't the way they do." è una parte della canzone che commuove fortemente), Jack Ingram fa sua l’inconfondibile melodia di “Wave On Wave” mantenendo lo spirito originario ma dandone una versione ricca di personalità, con Michael Ramos al piano che ricorda certe ballate di Bob Seger. Altro gioiellino lo troviamo nella versione che la Josh Abbott Band ci regala di “Take Me Out To The Dancehall”, pura gioia e amore per il Texas e le sue peculiarità e ricchezze artistiche con banjo e fiddle in primo piano e una melodia perfetta per essere cantata in concerto. L’eccellente country singer di Amarillo Aaron Watson non poteva mancare all’appuntamento e la sua versione di “Crazy” rende onore ad una ottima melodia, naturalmente nelle corde più intime del nostro. Pura country music ‘Texas style’ con pedal steel e fiddle (nelle sapienti mani di Milo Deering) da brividi. Walt Wilkins è invece alle prese con “Washington Avenue”, una composizione di Pat Green forse meno nota ma cristallina e country al midollo, l’amico fraterno Cory Morrow sceglie la splendida “Adios Days” per omaggiare Pat e l’operazione funziona alla grande. “Dancehall Dreamer” è rivista da Drew Holcomb che ce la ripropone nella sua essenza più acustica e ‘folkie’ mentre la chiusura del disco è affidata ad una “Southbound 35” in cui Kevin Fowler mette tutta la sua carica rock. Un finale col botto per un disco che curiosamente contiene altre dieci tracce audio in cui vengono spiegate  le storie dietro le canzoni. Disco decisamente godibile.
Remo Ricaldone

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