Terzo
album per il musicista residente a Los Angeles ma che si è formato musicalmente
a Dallas, Texas dove ha assorbito la lezione tra blues e country/folk di
personaggi come Freddie King e Ray Wylie Hubbard. Mario Rojas non si è
‘fermato’ a questi suoni ma ha pian piano inglobato nella sua musica un po’
tutto quello che ha ascoltato nelle radio, dal rock al pop, dal soul alla
canzone d’autore e ora questo disco ce lo riconsegna con un suono decisamente piacevole e
melodicamente rilevante che deve molto, al primo ascolto, a grandi del pop-rock
inglese come Elvis Costello e Nick Lowe. Se vocalmente lo si può accostare
all’Elvis Costello più americano e gradevole, musicalmente la sua visione dei
suoni a stelle e strisce è vicina al ‘melting pot’ californiano dove
attualmente vive, un mix di pop, country-rock e blue-eyed soul maturato al sole
della west coast. Con la produzione dell’amico Ed Tree, “Lost Angelino” si
presenta come un album elettro-acustico dalle tonalità calde ed avvolgenti, sin
dall’iniziale “Temporary Crown”, perfetta pop-song interpretata con quel piglio
tipico dei californiani degli anni settanta. “Beatle Boots” è invece pregna di
un soul estremamente fresco e stimolante, un brano che potrebbe tranquillamente
essere una outtake di un disco di Mr. Costello, “Lost Angelino” è scorrevole e
cristallina, melodicamente tra le migliori di questa selezione composta da
undici originali che mettono in luce la buona vena ed il talento di Mario
Rojas. Su questa traccia si possono inserire “Blue Light Follow” con la bella
pedal steel di Jeremy Long, “Valerie” con tutto il bagaglio delle più classiche
melodie pop degli anni sessanta, un bagaglio che Mario ha messo a frutto anche
nelle belle “Red Dress” e “Everything” ma è un po’ tutto il disco che viaggia
su binari più che dignitosi e soprattutto corroboranti.
Remo Ricaldone
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