Cantautrice
con base a Dallas, Texas, Vanessa Peters è un’interessante musicista che si
muove tra canzone d’autore e quella scena ‘indie’ che prende spunto in eguale
misura da folk, pop e rock, proponendo uno stile che si potrebbe avvicinare a
certe cose di Natalie Merchant, Suzanne Vega e Shawn Colvin. Undici album
all’attivo per Miss Peters e un’attività senza pause che l’ha portata ad esibirsi spesso al di
fuori degli States con ottimi riscontri di critica per la sua vena compositiva
piena di riferimenti letterari e per interpretazioni sempre accorate ed
autentiche. E’ da parecchio tempo che i suoi album li pubblica grazie al
cosiddetto ‘crowdfunding’, segno che la sua base di fan è ampia e fedele e il
suo più recente lavoro, questo “Foxhole Prayers”, non sfugge alla regola,
rivelandosi raccolta di canzoni che mantengono alta la qualità complessiva, al
netto di alcune scelte di arrangiamento che inseriscono (per fortuna poco) loop
percussivi e vocoder per dare un tocco contemporaneo e moderno a ballate che
personalmente preferisco più scarne ed essenziali. Quando capita ciò il
risultato è decisamente positivo come nell’iniziale “Get Started” in cui si
avvicina molto alle voci citate in precedenza e la produzione di Rip Rowan che
ha lavorato in passato con Old 97’s e Rhett Miller qui mostra le sue qualità
migliori. “Lucky” ricorda il roots-rock dei 10,000 Maniacs e risulta tra le più
immediate e scorrevoli delle canzoni del disco, così come in “This Riddle”
quando le atmosfere si fanno più meditative e sognanti, con Vanessa Peters
convincente e sicura. La liricità della title-track “Foxhole Prayers”, la
scioltezza con cui affronta una pregevole “Just One Of Them”, le emozioni che
pervadono la bellissima ballata conclusiva “What You Can’t Outrun” sono poi
valori aggiunti che innalzano il classico disco che cresce moltissimo con gli
ascolti, un disco che al netto di qualche piccolo neo negli arrangiamenti
(parere personale) mostra un’artista dal grande talento.
Remo Ricaldone
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