Disco
sorprendente e personaggio completamente sconosciuto ma portatore di sensazioni
forti e rimarchevoli, uno storyteller decisamente intrigante con il suo
particolare ‘americanoir’ come ama definire il suo mix di canzone d’autore e
country music narrate con piglio appunto personale e vicino allo spirito ‘noir’
di molti scrittori contemporanei. Nato e cresciuto a Brooklyn, Ben ha ‘toccato’
Los Angeles prima di puntare la bussola verso New Orleans e poi a Nashville,
inevitabilmente attratto dalla ricca scena della ‘zona est’ della capitale
della country music. “The High Cost Of Living Strange” è disco breve (solo otto
canzoni) ma diretto, tagliente ed intrigante, un lavoro pieno di azzeccate
caratterizzazioni, di storie ‘ai margini’ e narrate su diversi piani letterari.
Mai banale, l’album rimanda alla scrittura dei grandi della tradizione texana
con nel cuore Townes e Guy Clark, con lo stesso amore per le mille
sfaccettature dell’animo umano e con gli stessi ‘fondali’ sui quali costruire
storie di grande peso specifico. Bella voce, una produzione scarna, grandi doti
di troubadour: “The High Cost Of Living Strange” è l’ennesima dimostrazione che
‘less is more’ quando la qualità narrativa è alta. “Uncle Boudreaux Went To
Texas”, “Guy Clark’s Fiddle”, “Dixie Crystals”, il fascino ‘dark’ di “Tupelo”,
“Face Down Penny”, basterebbero questi titoli per fare di questo disco uno dei
più interessanti lavori di quest’anno ma è l’atmosfera complessiva che rende
l’album un prodotto altamente consigliato. Dar fiducia ad un nome sconosciuto è
in questo caso quasi doveroso. Se si ama la canzone americana raccontata con
profondità e amore allora non ci sono dubbi. Quello di Ben De La Cour è il
vostro disco.
Remo Ricaldone
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