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The Plastic Pals - Psychic Reader

Pubblicato da Remo Ricaldone |


Band solida e rocciosa, un quartetto in cui due chitarre, basso e batteria esprimono con grande bravura tutta la passione per un classico (roots)rock di marca americana: questo e altro sono i Plastic Pals, da Stoccolma, Svezia. Al terzo disco il gruppo guidato dal chitarrista e cantante Hakan ‘Hawk’ Soold amplia confini già discretamente variegati dove le radici del più classico rock’n’roll emergono in un insieme di buonissima qualità. “Psychic Reader” ha al suo interno citazioni ‘Pub rock’ tipicamente anni settanta, soul e americana con il supporto di una interessante serie di musicisti incontrati in questi anni in giro per il mondo. Il violinista dei Camper Van Beethoven Jonathan Segel, le tastiere del ‘nostro’ Francesco Bonfiglio membro dei bravissimi Lowlands e quelle del grande Chris Cacavas il cui nome rimane indissolubilmente legato alla stagione con i Green On Red donano inflessioni profonde al suono dei Plastic Pals rendendole ancora più godibili e fresche. Tutto il materiale inserito in questo “Psychic Reader” è a firma del leader Hakan Soold a conferma di talento e di un ottimo stato di forma, gli arrangiamenti sono dinamici e compatti, le chitarre sono una base robusta sulla quale sviluppare melodie intriganti. La title-track che introduce l’album è un po’ il manifesto delle intenzioni dei quattro ragazzi svedesi e apre strade percorse con piglio sicuro. “Shame The Devil” ricorda certe band americane del cosiddetto ‘Paisley Underground’, movimento che rivitalizzò il rock in una decade, gli anni ottanta, dove imperava l’elettronica, in una bella cavalcata chitarristica, “Cat On A Hot Tin Roof” ha ancora chitarre che trascinano e la possente ritmica nelle mani di Bengt Alm (basso) e Olov Oqvist (batteria), “Weight Of The World” è una (classica) ballatona rock con un profumo di ‘dejà vu’ che non toglie nulla alla sua intensità, “Timing Is Everything” è un altro momento da ricordare per pulizia di suono ed incisività che personalmente mi ricorda il primo Elliott Murphy e la New York degli anni settanta. “Riding With Elvis” occupa poi un posto di rilievo nell’economia dell’album, un ulteriore momento di ottimo rock sciorinato con sicurezza e naturalezza da una bella realtà musicale europea che non ha nulla da invidiare ai colleghi d’oltreoceano.
Remo Ricaldone


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