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Eric Lindell - Revolution In Your Heart

Pubblicato da Remo Ricaldone |



Nato e cresciuto nella Bay Area di San Francisco, Eric Lindell ha da sempre subito il fascino meticcio dei suoni del Sud ed in particolare della Louisiana. E proprio nel ‘Bayou State’ che poi ha deciso di trasferire la sua sede e dal 1999 ha intrapreso la sua carriera discografica, accasandosi subito con la storica label blues di Chicago Alligator Records che ha creduto in lui ristampandogli i suoi primi lavori indipendenti. Blues, Southern soul ma anche honky tonk e rock’n’roll sono state, sin dai suoi primi passi, le connotazioni stilistiche di Eric Lindell che le ha metabolizzate riconsegnandocele con stile, qualità e grande intensità, passando nel corso degli anni attraverso varie etichette e relative fasi artistiche. “Revolution In Your Heart” segna il suo ritorno a casa, ritrovando l’amata Alligator Records e riconquistando l’originaria e fresca ispirazione anche grazie alle recenti vicende del proprio Paese. Come è solito fare Mr. Lindell, il musicista di San Mateo, California suona praticamente tutti gli strumenti, evidenziando una personalità multiforme e una tecnica eccellente. Uniche eccezioni sono la batteria e le percussioni dietro le quali siede Willie McMains e il prezioso cammeo di Kevin McKendree che dona il proprio talento al piano nella fascinosa “Millie Kay”. L’album è solido e brillante in tutte le sue sfaccettature, sia quando emerge la nostalgia per la nativa California in un brano comunque pregno di colorazioni ‘neworleansiane’ come “Kelly Ridge” sia quando rock e soul, blues e country si incrociano nelle ottime “Shot Down” e “Claudette”. “Millie Kay” è tra le cose migliori del disco con le sue atmosfere gustosamente country e un’interpretazione che rimanda ai Whiskey Myers più ‘soffici’ e ad altre band sudiste, “How Could This Be?” è scritta  a quattro mani con Seth Walker con ottimi risultati, “Grandpa Jim” mostra assonanze con i Departed di Cody Canada per quel suo ‘mischiare le carte’ e fondere stili diversi come è prassi nel ‘deep south’ mentre, per citare i momenti che più coinvolgono, “The Sun Don’t Shine” è rock’n’roll imbevuto nel più autentico ‘swamp’, graffiante e anche armonioso. Bentornato Eric!
Remo Ricaldone

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