11:52

James Maddock - If It Ain't Fixed, Don't Break It

Pubblicato da Remo Ricaldone |


Già dalla copertina si evince quanto James Maddock voglia mostrare il suo lato più rock’n’roll, più nostalgicamente legato alla ‘golden era’ degli anni cinquanta e sessanta, lasciando momentaneamente da parte il romanticismo asciutto ed evocativo degli album precedenti. Il musicista di Leicester, Inghilterra ma ormai ‘adottato’ a tutti gli effetti dagli States ha quindi ripreso con scelta felice i suoni del rock primigenio, quelli in cui fanno capolino inflessioni soul e doo-wop con un gusto della melodia e del ritmo decisamente trascinanti. “If It Ain’t Fixed, Don’t Break It” è un godibilissimo viaggio attraverso quelle sonorità colorate a tinte forti e calde che rimandano via via ai primi Blasters e agli esordi dei Los Lobos, a quell’urgenza di riprendere strade per nulla scontate ma che suonano ancora oggi fresche e vibranti. La band che lo segue passo passo è il solito fedele trio formato dalla batteria di Aaron Comess, dal basso di Drew Mortali e dalle scintillanti tastiere di Ben Stivers, con l’aggiunta delle armonie vocali di Joy Askew e Shannon Conley a dare quell’ulteriore tocco spensierato e ‘vintage’ alle canzoni. James Maddock ha sempre amato profondamente Bruce Springsteen e Van Morrison, due suoi ‘fari’ musicali, e anche in questo disco emergono spesso certe inflessioni rock e soul che rimandano ai vecchi lavori dei sopracitati. Una sola cover e nove originali sono gli ‘ingredienti’ di questa ricetta che ci riporta indietro negli anni senza risultare fiacca e debole ma con un piglio stimolante e soprattutto divertente. Uno spirito festaiolo e frizzante che parte da “Discover Me” con colorazioni vicine a certo rockabilly e passa dalla cover sorprendente di “Loretta” di Townes Van Zandt qui rivoltata come un calzino e fatta diventare un contagioso rockin’ country, dalla lunga ed articolata “Calling My People” con un botta e risposta degno dei migliori soul men e si chiude con il rock’n’roll a la Jerry Lee Lewis di “Land Of The Living”. Disco questo che, pur sembrando un semplice ‘divertissement’, conferma la profonda onestà intellettuale, la genuinità e la passione di Mr. James Maddock.
Remo Ricaldone

0 commenti:

Posta un commento

Iscriviti alla newsletter