J.P.
Soars è uno di quei musicisti capaci di muoversi tra svariate influenze
musicali e al tempo stesso trovarsi perfettamente a proprio agio in ogni
occasione. Chitarrista di ottimo livello, il musicista nativo dell’Arkansas è
cresciuto nutrendosi del più nobile blues (T-Bone Walker, Muddy Waters, Howlin’
Wolf) senza rinunciare a dosi di country
music (Willie Nelson e George Jones su tutti) e jazz (Wes Montgomery, Louis Armstrong
e Django Reinhardt ) in una dieta musicale ampia e diversificata. Aggiungendo
un tocco di rhythm & blues, di surf music e di rock abbiamo quindi una
miscela decisamente vincente e questo quarto album di J.P. Soars intitolato
“Southbound I-95” è il quadro più esaustivo delle sue doti. Disco in gran parte
formato da brani originali, “Southbound I-95” nei primi tre brani dà già una
piena immagine di se con il rockin’ country di “Aint’ No Dania Beach”, il blues
con inflessioni quasi funk “Sure As Hell Ain’t Foolin’ Me” ed il surfin’ rock
della title-track a scaldare i motori. Molti sono i momenti da ricordare per qualità
delle canzoni e per il piglio convincente con il quale sono interpretate: dal
travolgente rock’n’roll fiatistico di “The Grass Ain’t Always Greener” con il
piano di Travis Colby a ricordare Jerry Lee Lewis al delizioso intermezzo
acustico di “Arkansas Porch Party”, dal trascinante riff soul a la Otis Redding
di “Satisfy My Soul” al poderoso blues “Born In California”. Ce n’è un po’ per tutti
i gusti, dai profumi ‘sixties’ di “Dog Catcher” alla bella “Troubled Waters”,
canzone con i ‘controfiocchi’ tra le migliori del disco. Gradevolissimo e
trascinante è poi lo strumentale “Go With The Flow”, altro bel banco di prova
per la bravura di J.P. Soars e soci, mentre da rimarcare le due cover, scelte
non a caso, “When You Walk Out That
Door” di Albert King e “Deep Down In Florida” (dove tra l’altro il disco è
stato registrato, precisamente a Fort Lauderdale) di Muddy Waters. Disco fresco
e corroborante.
Remo Ricaldone
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