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Phil Lee & The Horse - He Rode In On

Pubblicato da Remo Ricaldone |



Un personaggio sempre volutamente fuori dagli schemi e dalle regole del business, Phil Lee può vantare una carriera ventennale in cui ha sfoggiato alcuni album di qualità e dai requisiti perfettamente in linea con un alternative country di notevole fattura. Questo suo nuovo lavoro intitolato “He Rode In On” lo inquadra in un momento di bella forma ed ispirazione e lo vede accompagnato da una serie di musicisti che lo stimolano a dovere e lo supportano attraverso dodici canzoni che di volta in volta approcciano rock e radici con talento e profonda sincerità. Gli Horse del titolo non sono altro che Ralph Molina e Billy Talbot, sezione ritmica degli storici Crazy Horse di Neil Young, mentre nomi di assoluto rilievo popolano i brani del disco con ‘cammeo’ di classe come Barry Goldberg alle tastiere (già con Electric Flag, Steve Miller Band e mille altre session), Bill Kirchen e Pete Anderson alle chitarre elettriche che assieme e Richard Bennett e Jan King formano un eccellente tappeto strumentale, base sulla quale si sviluppa la vena melodica di Phil Lee e la esalta avvicinando spesso le atmosfere ad un ‘sixties sound’ che rimanda inevitabilmente a mente i Byrds, Tom Petty ed  il Bob Dylan più elettrico di quegli anni. La riedizione della title-track del suo disco di esordio apre l’album celebrando queste due decadi di musica e di incroci tra rock e country music, una bella introduzione ad una raccolta mai come in questo caso efficace e vincente, piacevolissima e notevole nel suo esprimere a fondo l’essenza delle qualità artistiche di Phil Lee. “Rebel In My Heart”, splendida ballata ‘pettyana’ interpretata in maniera sontuosa, “Party Drawers” genuina ‘outlaw song’ piena di ironia cantata in duetto con Molly Pasutti, “Bad For Me” lunga e solida ballata folk-rock con il bel break di armonica di Phil Lee e poi ancora “Turn To Stone”, “Wake Up Crying”, “Hey Buddy” e “I Don’t Forget Like I Used To” (nuovamente sul versante country) sono tra i momenti più rimarchevoli dell’album, un Phil Lee che si esprime con maturità e intatta passione, con la stessa freschezza dei suoi esordi.
Remo Ricaldone

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