“Queen
of the Border Ballad” è una definizione che calza a pennello a Bianca De Leon,
cantante ed autrice con base ad Austin, Texas la cui voce rimane una delle più
vere e genuine di quella scena tra country e folk. Personalità forte, amore
sconfinato per i suoni ‘di confine’ che con il loro romanticismo e intensità ci
hanno fatto sognare con storie passionali e accorate, Bianca ci ha regalato più
di un gioellino nel corso di una carriera che l’ha vista spesso calcare i
palchi europei. “Dangerous Endeavor” è un’ulteriore conferma della bontà della
sua proposta, un disco co-prodotto con John Inmon, tra i più validi animatori
della scena roots texana che ha contribuito a nobilitare grazie al suo lavoro
chitarristico con i migliori nomi del Lone Star State degli ultimi quarantanni
e più, che probabilmente è uno dei suoi lavori più intensi ed intriganti.
Bianca De Leon affronta due cover di grande rilievo come “(I Heard That)
Lonesome Whistle” di Hank Williams Sr. e “White Freightliner” di Townes Van
Zandt con piglio leggero e coinvolgente,
senza voler strafare ma ponendo in primo piano rispetto e grande considerazione, ma è con gli originali che coglie maggiormente nel segno. La sua è una musica
senza tempo, interpretata con semplicità ma sempre con quell’energia che la
rende credibile e arrangiamenti che non fanno che sottolineare la bellezza
delle melodie. E allora via con il Texas waltz di “Let’s Put The Dirty Back In
Dancing”, le tonalità quasi rockabilly di “That Vintage ’67 Cadillac”, terse
ballate come “Thorns Of A Different Rose”, “Has It Really Come To This “ e “I’m
Waiting For A Miracle” e due splendide canzoni come la title-track “Dangerous
Endeavor” in cui si conferma appieno il ‘nomignolo’ di apertura e “Hollow
Victory” in cui personalmente ho ritrovato, palpabile, lo spirito del grande ed
indimenticato Townes Van Zandt. Disco pieno di calore e di passione che
consiglio caldamente.
Remo Ricaldone
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