In
un mondo che ha un pressante bisogno di essere protetto a livello ambientale la
scelta di Pat Kearns di trasferirsi nel deserto del Mojave e di lavorare in uno
studio di registrazione alimentato esclusivamente ad energia solare è scelta di
per se importante e vincente. Se poi il disco uscito da sessions scarne ed
essenziali come il mondo esterno è di qualità, allora possiamo parlare di un
lavoro rimarchevole e consigliato. “Down In The Wash” è il secondo album per il
musicista cresciuto a Portland, Oregon che nel corso della sua carriera
artistica ha suonato in band rock e pop, fatto il dj, prodotto lavori
discografici e calcato i palchi della costa occidentale degli States
accumulando esperienze importanti. La scelta di ‘isolarsi’ nel deserto per poter
concentrarsi meglio e per poter dare nuovi impulsi al proprio percorso musicale
e personale è senz’altro fruttuosa vista l’immediatezza, l’espressività e
l’incisività di queste canzoni, interpretate con l’aiuto di altre ‘anime
affini’ che come lui hanno scelto questo stile di vita, dal batterista Tim
Chinnock che con la moglie Faith danno vita all’Adobe Collective all’ottimo
chitarrista Joe Garcia degli Urban Desert Cabaret che cura le parti soliste, da
Luke Dawson che con la sua pedal steel guitar lascia un’impronta significativa
a molti brani del disco a Bobby Furgo, il musicista con forse la maggiore
esperienza viste le collaborazioni con Leonard Cohen e Nancy Sinatra tra gli
altri, che presta il suo organo a due delle composizioni di Pat Kearns. Accanto
a Pat Kearns c’è comunque la moglie e bassista Susan, figura essenziale nella
concezione del progetto, decisamente interessante soprattutto nelle tonalità
folk e country di “Low Wind Howling” (con una splendida pedal steel) e “Let’s
Stay Together” che vede protagonista l’armonica di Pat Kearns a dare ulteriori
sfumature ad uno dei migliori momenti dell’album. Unica cover è la rilettura
della celeberrima e più volte ripresa in ambito folk e country “No
Expectations”, tra le cose più roots della coppia Jagger/Richards qui
riproposta con grande sincerità e spirito genuino. Da citare ancora tra i
piccoli gioiellini di questo “Down In The Wash”, “Long Goodbyes” che si libra
dolce sulla scia dei Jayhawks più ispirati e country, “Mojave Moonlight” con le
sue emozioni acustiche vicine a certo cantautorato del Lone Star State, “Follow
The Light” dai toni country-rock e “I Wanna Know How You Feel” ancora tra i
Jayhawks e Neil Young. Disco corroborante e caldamente consigliato.
Remo Ricaldone
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