19:12

Meghan Hayes - Seen Enough Leavers

Pubblicato da Remo Ricaldone |


Il suo spirito ‘nomade’ l’ha portata a viaggiare continuamente tra Stati Uniti ed Europa inseguendo sogni personali ed artistici che si sono materializzati attraverso tre dischi che ne rappresentano l’essenza più intima e vera, canzoni nelle quali Meghan Hayes mette tutta la sua sensibilità ed il suo talento. “Seen Enough Leavers” è il risultato, agrodolce,  tra dolore e speranza, della sua attuale situazione privata, inciso ad East Nashville dove risiede in questo periodo. Un disco questo tra country music, ballate dal sapore folk e inflessioni pop-rock con brani che musicalmente richiamano Emmylou Harris e Lucinda Williams per peso letterario e nitido senso melodico, con tutto il suo bagaglio di sofferenza, di forza interiore e, perché no, di ottimismo. “Seen Enough Leavers” è un lavoro vario e piacevole all’ascolto, con interpretazioni sempre intense ed una produzione che fa risaltare perfettamente gli stati d’animo di un’autrice intelligente e propensa a mettere tutta se stessa in ogni momento. Dex Green siede alla consolle di queste session alle quali presta il suo basso, alcune tastiere e capacità ottime, con le chitarre di Audley Freed tra le cose più intriganti e le ‘ospitate’ del songwriter Mando Saenz e del fisarmonicista Derry DeBorja ad impreziosire ulteriormente le canzoni. “Georgette” è la ballata che apre il disco e fissa le coordinate dei suoni che permeano l’album, una canzone cantata con grande trasporto e una melodia che si apre con forza ed energia. L’altro lato, quello più pop ma sempre vigoroso, è rappresentato dalla title-track “Seen Enough Leavers” che però fa trasparire anche sensazioni ‘folkie’ che a me personalmente ricordano certe cose dei Clannad e dei Capercaillie nella loro versione più ‘contemporanea’.  “This Summer’s Sleeper” mi riporta alla mente la poetica di Lucinda Williams in un ‘midtempo’ vincente e limpido, “Burley” si avvale della pedal steel di Thayer Sarrano che rende ancora più intensa l’atmosfera di un’altra piccola perla del disco, “Cora” è più pianistica e raccoglie tutte le sfumature delle migliori ‘southern ballads’ con echi country e soul in un’altra eccellente interpretazione. Da citare ancora in un percorso sonoro maturo e adulto, canzoni come “A Birthday In The Pawnshop (Morristown)”, “Second To Last Stand” dalle movenze quasi ‘byrdsiane’, “Next Time Around” con una voce nuovamente vicina alla migliore Emmylou ed il commiato di “Story Of My Life”, toccante e commovente.
Remo Ricaldone

0 commenti:

Posta un commento

Iscriviti alla newsletter