Sam
Baker è un poeta, un grande musicista, un artista a tutto tondo…e un
sopravvissuto. Nel 1986 sfuggì ad un attentato terroristico mentre era in
viaggio su di un treno in Perù riportando gravi lesioni che lo costrinsero ad
un lungo e travagliato recupero fisico e mentale. Un episodio che gli cambiò
radicalmente la vita ed il suo modo di pensare, dandogli una nuova prospettiva
che gli è valsa una straordinaria sensibilità ora al servizio di una carriera
musicale che da tre lustri lo pone come uno dei maggiori storytellers texani e
non solo. Un percorso fatto di pochi ma
splendidi album che vanno dall’esordio di “Mercy” (2004) a “Land Of Doubt”
(2017) senza perdere nulla in profondità e personalità, trattando spesso temi
‘scomodi’ come dipendenza dalle droghe, razzismo, alcolismo, rapporti umani che
definire difficili è dir poco. Ascoltare Sam Baker è sempre un’esperienza che
tocca nel profondo e questo suo nuovo disco intitolato “Horses And Stars” ce lo
presenta nell’intima versione live in un concerto tenuto nel luglio del 2018
all’Imagine Event Center di Buffalo, New York. Le storie del nativo Texas e di
come si cresce in una sperduta cittadina di provincia si miscelano con
semplicità e naturalezza con quelle dal più ampio respiro solidale, dalle
difficoltà nell’affrontare le sfide di tutti i giorni alla estatica bellezza
delle piccole cose. L’apertura affidata alla chitarra elettrica e alla sua
inconfondibile voce nella intensa e poetica “Boxes”, la discorsiva “Thursday” e
poi “Iron”, “Same Kind Of Blue”, “Migrants”, “Snow” e “Waves” impreziosite da
una bella armonica, “Odessa” con le sue ‘citazioni’ di “Hard Times” di Stephen
Foster e la toccante “Broken Fingers” tutte affrontate nella più completa
solitudine danno l’idea di quale comunione di intenti ci sia tra Sam Baker ed
il ‘suo’ pubblico. Una grande persona prima che un grande artista, questo è Sam
Baker e “Horses And Stars” merita l’attenzione di chi ama la canzone d’autore
nella sua accezione più profonda.
Remo Ricaldone
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