“Can’t
Stand Still” è ‘solo’ un ep, sei canzoni fatte uscire con l’urgenza espressiva
e un rinnovato spirito roots-rock da Annie Keating, tra le migliori voci femminili
del cantautorato americano contemporaneo. Annie si è spesso presentata con
un’aura più acustica ed intimista pur non disdegnando brani graffianti ed
incisivi e questo suo nuovo lavoro inserisce la spina dando tutta un’altra
prospettiva alla sua poetica. Le chitarre elettriche (ma anche acustiche) di
Dan Mills e Chris Tarrow, la sezione ritmica robusta formata da Jesse
Humphrey alla batteria e Mark Goodell al
basso e le tastiere di Adam Podd a ‘legare’ il suono, brillante e corposo, sono
caratteristiche fondanti per un album che scorre con grande scioltezza, non
solo per la sua durata ridotta. La voce di Annie Keating rimane comunque quella
apprezzata nei suoi lavori precedenti, coinvolgente e avvolgente, magari non
con una estensione particolare ma sempre dotata di quella sincerità e schiettezza
da renderla credibile al cento per cento nel narrare le sue storie. Una cover e
cinque originali, la ripresa di “Trouble” di Yusuf/Cat Stevens posta in
chiusura, forse il momento più vicino allo spirito dei dischi precedenti di
Miss Keating, magnifica melodia intepretata con intensità e cuore, mentre
andando a ritroso troviamo momenti più rock e ballate elettriche dal taglio
pregevole. “Beholden”, “Boxes” e “$20” più movimentate, “”Mother Of Exile” e “Sun And Moon” più
accorate, tutte comunque accomunate da uno spirito indomito e da una
personalità importante. “Can’t Stand Still” ha il grande pregio di mostrare un
lato del talento di Annie Keating non ancora approfondito, magari da riprendere
con un prossimo lavoro ‘a lunga durata’. Comunque consigliato senza remore.
Remo Ricaldone
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