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Frankie Lee - Stillwater

Pubblicato da Remo Ricaldone |


Già dal titolo del suo secondo album Frankie Lee è intenzionato a rivivere e rivedere le sue radici e le sue influenze, tornando a risiedere nella nativa Stillwater, Minnesota per pubblicare storie sospese tra la narrazione di un’America di provincia la cui ordinarietà si presenta con un fascino spesso irresistibile e la presenza di una ‘fauna’ che è il condensato di tutte le qualità e i difetti dell’animo umano. Lo stile è essenziale e si potrebbe collegare ai vari Israel Nash, Dylan LeBlanc e, specialmente nelle ballate pianistiche, al Neil Young di metà anni settanta. L’uso della pedal steel lo avvicina invece a certa country music filtrata attraverso una visione molto personale, legata agli anni in cui Frankie visse in Texas innamorandosi di Townes Van Zandt e Joe Ely. “Only She Knows” in questo caso è molto significativa e rimanda ai primissimi Flying Burritos e alle pagine migliori di certo country-rock mentre tra le canzoni più intense “Downtown Lights” descrive le motivazioni che portarono la sua conterranea Jessica Lange a lasciare Stillwater. Le intime sensazioni di un ritorno a casa fortemente voluto, i legami con una terra aspra ma fortemente poetica nella sua essenza più vera sono il filo conduttore di un disco capace di coinvolgere per profondità poetica e senso della melodia come nella nostalgica “In The Blue”, nell’introduttiva “Speakeasy” dall’arrangiamento seducente e nello splendido quadretto di “(I Don’t Wanna Know) John” tra country e canzone folk. “Blinds” rimane sempre in bilico tra melodie country, citazioni ‘younghiane’ (anche per l’uso dell’amonica molto evocativo) e suoni soffici e delicati, così come “One Wild Bird” dove la canzone d’autore si fa eterea e accorata ed il break chitarristico ricorda la produzione solista di Mark Knopfler. A chiudere l’album troviamo invece “Broken Arrow” con belle aperture melodiche grazie all’uso di chitarre acustiche e steel e “Ventura”, piano, armonica e voce in un momento di struggente bellezza che farebbe la sua ottima figura in dischi come “Time Fades Away” o “Tonight’s The Night” di Neil Young. Un lavoro questo che regala suoni in bilico tra passato e presente, elegiaci e stimolanti.
Remo Ricaldone

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