Poche
sono state le bands che hanno saputo ‘maneggiare’ la materia roots con tale
freschezza e personalità come gli Steel Wheels, quintetto proveniente da Harrisonburg,
Virginia. In un panorama così competitivo come la scena acustica americana il
gruppo guidato dal cantante, chitarrista e banjoista Trent Wagler ha saputo
ritagliarsi uno spazio importante al fianco di compagini come i Trampled By
Turtles, gli Infamous Stringdusters e gli Steep Canyon Rangers in una continua
ricerca di suoni che sappiano rivitalizzare le proprie radici bluegrass, punto
di partenza di tutte queste realtà. Le voci, l’uso preponderante di strumenti
acustici usati però con attitudini rock, variabili melodiche che travalicano i
confini e gli stilemi country senza mai svilirli, tutto questo concorre a
rendere considerevole il repertorio degli Steel Wheels, con gli anni
arricchitosi di sempre più colorazioni. Attorno al leader si sono raccolti il
chitarrista e mandolinista Jay Lapp, il fiddler Eric Brubaker, il bassista
Brian Dickel e il batterista Kevin Garcia dando vita ad uno dei più intensi
lavori dalla loro fondazione nei primi anni duemila, uniti anche da tragiche
vicende che li hanno visti coinvolti e che hanno contribuito ad una maggiore
consapevolezza e solidarietà tra le varie componenti. “Over The Trees” non è
solo un disco in cui gli Steel Wheels propongono nuove vie alla roots music ma
è anche la sublimazione delle loro personalità e del loro caleidoscopico
talento, unendo con intelligenza country music, folk, pop-rock e bluegrass. L’inconfondibile
voce di Trent Wagler apre “Rains Come” e subito ci rendiamo conto di quanto
debbano ancora darci gli Steel Wheels, con i fiati di Matt Douglas a fare da
contrappunto ad una canzone che sta tra gli Appalachi e Tom Waits. “Keep On”
racchiude tutta la forza e l’espressività della band in un brano tra passato e
presente, in perfetto equilibrio, “Falling” ci rapisce il cuore con una ballata
che mi ricorda e vedrei bene nel repertorio della Randy Rogers Band, con il
fiddle di Eric Brubaker che si fa struggente più che mai, soprattutto sapendo
che ha recentemente perso la figlia di dieci anni a cui è dedicato questo “Over
The Trees”. “Something New” ha il sapore arcaico ma al tempo stesso
contemporaneo del retaggio sonoro della band in un bel rimando di voci e di
strumenti acustici ed elettrici mentre “I’ll Be Ready”, introdotta da un piano
cristallino, è un’altra ballad dai toni intimisti e pregni di poesia. “Get To Work”
ha invece toni più ‘southern’, più bluesy, “Time To Rest” rimanda a certe cose
della Band di Robbie Robertson, certamente un ‘faro’ per moltissimi gruppi che
si rifanno ai suoni roots, “Road Never Ends” scorre bene pur non raggiungendo
le vette di altre canzoni, “Under” è tra i gioiellini del disco e starebbe bene
nel repertorio di Old Crow Medicine Show o Avett Brothers. A chiudere ci sono
l’originale e particolare “Waiting In The Dark”, sospesa tra atmosfere eteree e
sognanti e “This Year”, intimo momento cantato ‘a cappella’. Disco sostanzioso
e stimolante.
Remo Ricaldone
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