Nata
in Minnesota ma da tempo residente in Texas, Susan Gibson è prima di tutto
autrice dotata di grande sensibilità, ispirata dal suo spiccato senso melodico
che l’ha portata a scrivere ottime canzoni che solo sporadicamente hanno
raggiunto un particolare successo commerciale. Solo “Wide Open Spaces” portata
al successo dalle Dixie Chicks ha reso giustizia alla bravura di un’artista
capace di creare intimi quadretti di vita sulle note di una country music
spesso impreziosita da sensazioni pop e folk, mentre la sua discografia, che
comprende sei dischi in studio ed uno live, rimane qualitativamente profonda e
da scoprire. Sono passati alcuni anni dalle sue precedenti tracce discografiche
e ora “The Hard Stuff” riempie questo vuoto con una serie di canzoni che
fissano un periodo della vita di Susan Gibson certamente non facile ma che
regalano all’ascoltatore alcune piccole gemme. A differenza della sua
dimensione live dove l’essenzialità acustica la porta più vicino alla
tradizione country-folk, i suoi dischi sono spesso arrangiati con cura ed
attenzione (in questo caso dal bravo Andrè Moran negli studi Congress House di
Austin, Texas) colorando ulteriormente i brani senza tuttavia renderli meno
efficaci. E’ il caso di “Imaginary Lines” e “Antiques” che aprono il disco con
la piacevolezza pop e la sempre eccellente vocalità di Miss Gibson, fissando un
suono mai artefatto ma che al contrario gode di una ampia tavolozza di colori
adeguatamente centellinati. “The Hard Stuff” con i fiati a fare capolino,
sorprendentemente, è la canzone più particolare e a me ricorda alcune cose
della Suzanne Vega più frizzante, “Looking For A Fight” è uno degli
‘highlights’ del disco grazie ad una melodia che si avvicina alla migliore
tradizione folk mantenendo intatto il suo fascino contemporaneo, così come
lintensa “The Big Game”, altro momento topico. “Diagnostic Heart” cattura la
più intima essenza di una vera grande autrice in una ballata sontuosa, “2 Fake
IDs” sposta le atmosfere maggiormente verso la ballata country con la pedal
steel che diventa protagonista e ci accarezza, “Hurricane” è un altro
bell’esempio della scrittura di Susan Gibson che chiude l’album con due
eccellenti canzoni come “Wildflowers In The Weeds”, poesia allo stato puro e “8
x 10” che inquadra alla perfezione la sua essenza acustica e la sua bravura al
banjo. Disco questo che ben fotografa le varie sfumature di una personalità
intrigante e da conoscere.
Remo Ricaldone
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