Tony
McLoughlin è un musicista irlandese dalla buona vena compositiva e da un
approccio alla materia roots scarno ma spesso efficace. A rendere ancora più
appetibile e propositivo il suo settimo album è la presenza in veste di
produttore e di chitarrista del conterraneo Philip Donnelly in una delle sue
ultime collaborazioni prima di mancare recentemente, personaggio dalla lunga ed
onorata carriera costellata di esperienze felicissime, da Nanci Griffith con la
quale suonò per parecchi anni nella Blue Moon Orchestra alla preziosa mano nei
primi splendidi dischi di Lee Clayton, alla collaborazione con Townes Van Zandt
nei suoi gioielli “Flying Shoes” e “No Deeper Blue”. E proprio con Lee Clayton
che si possono rilevare affinità importanti con quel suono essenziale e diretto
fatto di ballate e midtempo dalla poetica intrigante ed asciutta. In qualche
momento, se dobbiamo essere pignoli, una sua certa ripetitività di temi,
aggiunta ad una non eccezionale ampiezza di registro vocale, rallenta un po’ lo
scorrere della selezione che però grazie ad alcuni guizzi si rivela pienamente
soddisfacente. La riuscita cover della splendida “If You Were A Bluebird” di
Butch Hancock che qui assume calde tonalità ‘di confine’, le solide “Blood On
Blood” e “Flying Bird”, le virate country delle cristalline “The Colour Of
Spring” e “Treeline”, la lunga “Below Zero” intrisa di passione ed energia e la
nitida ballata acustica che congeda Tony McLoughlin intitolata “Mercy” sono i
momenti più importanti, quelli che portano il giudizio verso una promozione
piena. Tony è uno di quei nomi che non arriveranno mai ad una notorietà
particolare, ad una hit che potrà entrare nelle classifiche, lui è uno dei
tanti ‘artigiani’ roots che rendono pregiata quella scena. E non è poco.
Remo Ricaldone
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