“Restless”
è uno di quei dischi che riconciliano con la country music, quella fatta di
qualità delle storie, di melodie fresche e in qualche modo ‘classiche’ e di
interpretazioni sincere e genuine. A proporci questo disco brillante e
naturalmente scorrevole è Suzie Candell, artista che ha saputo crearsi una
carriera al di fuori degli States, senza pressioni e vincoli, libera di
esprimere al meglio la propria musicalità, facendo base prima nel sud della
Germania e poi nel Liechtenstein, certamente non il luogo dove potresti
aspettarti di incontrare country music e ‘americana’. L’etichetta svizzera
Brambus non si è lasciata sfuggire l’occasione di mettere sotto contratto Suzie
Candell e il fiuto e l’intelligenza di questa scelta è ora ripagata da un disco
che non faticherà ad entrare nel cuore di chi ama le voci femminili che guardano
alla country music e alla canzone d’autore ad essa legata. La produzione è
della stessa Miss Candell, così come l’intero repertorio scritto con mano
sicura e con l’aiuto in qualche occasione di colleghi come Beth Wimmer,
musicista che ha in comune quello di aver scelto di trasferirsi in Europa per
perseguire i propri sogni e di Shawn Jones che assieme a nomi come Brent Moyer
(altro nome legato alla Brambus), Billy Watts e Aaron Till, formano la schiera
di sidemen che supporta la protagonista attraverso le dieci canzoni del disco,
unendosi ad alcuni strumentisti locali. Ballate e momenti più country-rock
contraddistinguono un insieme decisamente ben equilibrato, suonato in maniera
impeccabile con misura ed acume. “California Dreamin’” (non quella dei Mamas
& Papas) apre l’album dando subito l’impressione di trovarci di fronte ad
una voce importante e ad un lavoro intrigante, “Up And High” aumenta i giri
rimandando a certe cose dei Fleetwood Mac di “Rumours” per immediatezza e brio
mentre grande vivacità pervadono le trascinanti “”My Baby Wants To Rock’n’Roll”
e “The Party’s Right Here Tonight”. “Whiskey And Why” è ballata intima con
tanto di sinuosa pedal steel, “Me And This Gun” è un midtempo che mi ricorda
un’altra ottima ‘chanteuse’, la texana Robyn Ludwick, “Flat Broke Blues” swinga
alla grande e la title-track ci culla con calore ed intensità. Queste sono le
canzoni che formano la spina dorsale di un disco che ha il grande merito di
dare visibilità a un nome da appuntarsi e da ricordare per il futuro.
Remo Ricaldone
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