Nel
2018 aveva esordito con un ep che aveva in qualche modo introdotto la sua
musica nella scena indipendente e ora con questo “Such A Long Way”, Jess Jocoy
entra di diritto tra le più intense e profonde storytellers che si muovono tra
country music e canzone d’autore. Residente ormai da anni a Nashville dove ha
affinato la sua capacità di raccontare e raccontarsi tra autobiografia e intime
considerazioni sui rapporti interpersonali, la cantautrice cresciuta a Seattle
mostra con questi undici quadretti di poter inserirsi a pieno diritto nella
parte migliore della scena roots, con una vena che alcuni hanno definitivo come
un incontro tra Jason Isbell ed Emmylou Harris. Di entrambi Jess ha più di un
punto di contatto, dall’intensità interpretativa al gusto melodico che fa di
queste canzoni un consigliatissimo viatico per fare la sua conoscenza.
Basterebbero in effetti i primi tre brani per definirne qualità e bravura, da
“Existential Crossroads” a “Somebody Somewhere”, passando per “The Ballad Of
Two Lovers” dove c’è tutta la poetica di Jess Jocoy e la sua voce veramente
notevole, pregna di emozioni e di sfumature che toccano il cuore. I rapporti
padre/figlio di “Castles Made Of Sand”, la vibrante “Long Way Home”, il
retrogusto agrodolce di canzoni come “She Won’t Be Sad Anymore”, “Aching To
Feel Alive” e “Hallelujah”, la dolcezza di “Hope (Such A Long Way)” sono
momenti a cui è difficile rimanere indifferenti. La produzione è equilibrata ed
è nelle mani di due nomi esperti come Michael Rinne che ha lavorato con Miranda
Lambert e Dylan Alldredge il cui lavoro con Mary Gauthier, Joy Williams e Leon
Bridges ne ha svelato le qualità e il ‘vestito’ che hanno cucito sulla voce di
Jess Jocoy è perfetto per sottolinearne tutta
l’arte poetica. Un disco che è il miglior viatico per entrare nel mondo
di una eccellente singer-songwriter.
Remo Ricaldone
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