Dietro
a questo curioso ‘moniker’ c’è Phillips Saylor Wisor, nome decisamente
sconosciuto qui da noi ma già con una buona esperienza, sia con il duo The
Shiftless Rounders che in tour con i King Wilkie, una delle più apprezzate band
acustiche americane. Tra echi elettro-acustici e la più nobile canzone d’autore
americana, Stripmall Ballads rappresenta il lato più alternativo e al tempo stesso
tradizionale di questi suoni, mostrando una vena in continua crescita che ora
si arricchisce di queste otto canzoni raccolte sotto il titolo di “Distant”. La
sua è una scrittura solida ed ispirata che talvolta rimanda al Neil Young più
intimo mentre in altri momenti affronta il grande libro della musica americana
con un piglio ispirato alle più profonde radici tradizionali. Queste sono
canzoni sospese nel cuore pulsante d’America, introspettive e ed intensamente
poetiche, un po’ randagie e ruvide ma sempre qualitativamente rilevanti in un
racconto ‘on the road’ che, pur essendo già stato narrato da tantissimi
scrittori, registi e musicisti, mantiene
intatto tutto il proprio sincero fascino. La strumentazione parca ed
estremamente misurata, la voce spesso sussurrata e sempre carica di pathos, la
scrittura sospesa tra passato e presente, in bilico tra contemporaneità e
tradizione, mostra il carattere da classico ‘troubadour’ del nostro in un
insieme degno di fare da colonna sonora ai migliori romanzi ‘di strada’. “Distant”
scorre così tra rimandi quasi cinematografici e la voglia di raccontare ancora
una volta l’America di provincia, quasi come in una ideale colonna sonora delle
più suggestive pagine dei romanzi che molti di noi hanno letto e metabolizzato.
“Susan At The Crossroads” apre idealmente questo moderno romanzo americano con
il suo carico di immagini e di ricordi che chi ama la narrativa ‘on the road’
ha nel cuore e gli altri sette ‘capitoli’ non fanno che confermare e rimarcare
l’ispirazione di Mr. Wisor. Ognuno può riportare alla mente, ascoltando queste
canzoni che scorrono idealmente in un ideale ‘nastro d’asfalto’, ricordi e
reminiscenze che brani come “Juice And Sage”, la lunga e cinematografica
“Jennifer Pine Tree”, “Marietta”, “Don’t Mind Me” e “Slinger” evocano in un
racconto essenziale e romantico, pieno di riferimenti e vivide immagini. Un
disco questo da centellinare con attenzione e pazienza, un racconto ricco
nonostante la durata non particolarmente lunga. Un disco dalla notevole forza
poetica.
Remo Ricaldone
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