Il
percorso che ha portato Brandon Goldstein, alias Darlin’ Brando, a questo suo
debutto discografico intitolato “Also, Too…” è stato lungo, articolato e
contraddistinto da esperienze molto diversificate. Nato in Virginia, Brandon ha
dapprima frequentato gli ambienti musicali delle due coste per poi concentrarsi
sulla country music, ultima tappa di una vita fatta di ‘innamoramenti’
artistici che lo hanno visto suonare rock, pop e folk ed esibirsi come batterista/cantante
apprezzato ed appassionato con svariate bands. Nashville è stato naturalmente
un punto di riferimento e queste otto canzoni che compongono l’album sono state
incise e prodotte proprio a Music City con una ottima band di supporto formata
da Brian Clements alla chitarra acustica, Adam Kurtz alla pedal steel, Jeff
Malinowski al basso e Storm Rhode IV alle chitarre, elettriche e acustiche. In
più c’è la preziosa presenza in due brani di Ryan Payton che impersona al
meglio una sorta di ‘one-man band’ e la moglie di Darlin’ Brando, Edith Freni a
fornire un piacevolissimo apporto vocale, a partire dall’iniziale “When You
Don’t Fight”, duetto di gran classe nella migliore tradizione. “Also, Too…” è
il perfetto compendio di come dovrebbe suonare la country music: semplice,
coinvolgente, godibile, la naturale colonna sonora di una serata in un tipico
honky-tonk dove sul palco si esibisce la band di turno e di fronte a loro le
coppie scivolano in appassionati ‘two-step’. “Those Old Demons” ci porta verso sud,
dalle parti del border, con le sue ‘spanish guitars’, le chitarre elettriche
con gli immancabili ‘riverberi’ e una pedal steel che ricama sul fondo, “Therapy”
aggiunge un gradito tocco di ironia senza tradire il suono legato ai migliori
suoni country, sul versante ‘outlaw’, “Weeds & Flowers” è delicata ed
acustica, cristallina e accorata, “Crumbling Marriages” inquadra ancora una
volta gli stilemi più classici in modo affascinante interpretandoli al meglio
mentre “Last Call” sorprende per impatto rock’n’roll e per la presenza di un
vecchio amico di Darlin’ Brando al piano, AJ Croce, figlio dell’indimenticato
Jim. Bella anche l’accoppiata finale formata da “Year One” e da “The Old Man
And The Kid”, la prima a riprendere tutto il feeling di certo country-rock degli
anni settanta, la seconda una ballata midtempo prevalentemente acustica. In
definitiva un disco di brillante country music che merita attenzione.
Remo Ricaldone
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