Otto
canzoni che formano un percorso breve ma intenso nell’affrontare i sentimenti
più genuini e toccare il cuore. “Brave The Storm” è un disco di grande forza
interiore che pone Tyler Fortier, cantautore di Eugene, Oregon che ha scelto il
‘moniker’ di Last Year’s Man quasi a spostare l’attenzione più sui contenuti
che su se stesso in una costante ricerca della melodia soffusa che si sposa
perfettamente con i paesaggi evocati costantemente in questi preziosi
quadretti. La selvaggia costa del Pacific Northwest, i suoi boschi misteriosi e
selvaggi fanno parte della narrazione di Tyler Fortier, della sua tenacia nel
proporre un ‘contemporary folk’ ricco di sfumature pur nella semplicità degli
arrangiamenti. Affrontare la tempesta, parafrasando il titolo dell’album,
quella interiore e quella che spesso si presenta in quelle terre così
affascinanti è ciò che riesce a fare Tyler attraverso atmosfere deliziosamente
acustiche tra chitarre, leggere percussioni, angeliche armonie vocali e
inserimenti di pedal steel, chitarre elettriche, violino e anche una tromba
(nella eccellente “No Eye On The Sparrow”). Come detto un disco questo la cui
brevità non inficia il risultato finale ed il giudizio su una serie di canzoni
che pian piano entrano sottopelle per rimanerci a lungo. La canzone che da’ il
titolo alla raccolta e la apre, “Brave The Storm”, la splendida “My Own Ghost
Town”, “Guide You Back To Me” con la steel di Philippe Bronchtein e la voce
sussurrata di Mr. Fortier, “Wild, Wild Heart” con la sua atmosfera sognante e i
begli arpeggi chitarristici, le inflessioni tra folk e country di “The Dark End
Of The Road”, “Feet Of Clay” con l’intensità melodica che è presenza costante
del disco e la conclusiva “The Valley Of Jehoshaphat” che congeda nel migliore
dei modi e fa venire voglia di riprendere subito dall’inizio un album che ha il
pregio di evocare immagini cariche di poesia e delicatezza.
Remo Ricaldone
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