Spike
Flynn, singer-songwriter australiano di Sydney, è personaggio che gode di
grande stima e considerazione in patria e si sta facendo apprezzare all’estero
per una vena scarna e rigorosa che ha richiamato paragoni con lo stile poetico
di un Guy Clark e, aggiungerei, di Sam Baker. Le cartoline evocate nel titolo
del suo nuovo disco sono frutto di un viaggio interiore verso quella che viene
considerata ‘casa’, non solo dal punto di vista fisico ma soprattutto da quello
allegorico e intimo dove si cerca amore e protezione, affetto e luogo di
tranquillità e pace. Anche le bellezze naturali dei luoghi dai quali proviene
Spike Flynn hanno notevole importanza nel costruire un suono che
inevitabilmente guarda a folk e country ma viene declinato aggiungendo un
approccio personale che certamente non manca al nostro. La ‘circolarità’ del
viaggio, il tornare alle proprie radici, l’universalità di un messaggio fondato
su condivisione e curiosità, resilienza e passione sono il filo conduttore di
questo “Postcards From The Heart” dove i colori virano verso tonalità pastello
e le immagini si fanno via via vivide e ispiratrici. “Neon Lit Café”, “The
Gypsy Dancer”, “The Weatherman” dove il racconto assume ancora più forza
espressiva grazie agli interventi di chitarra elettrica e delle tastiere
(rispettivamente Adam Pringle e Graeme Molloy che si esprimono sempre a livelli
eccellenti), “A Hard Place To Hide”, la ruvida country music di “Stone To Sand”
e le suggestioni di una deliziosa “My Home Town” sono capitoli fondamentali per
apprezzare un disco che ascolto dopo ascolto conquista con le sue storie
luminose come i cieli stellati dei deserti australi.
Remo Ricaldone
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