Questo
è al tempo stesso un debutto ed il proseguimento di un percorso musicale molto
interessante che lega due musicisti californiani: Paul Givant e Stephen
Andrews. I due, rispettivamente chitarrista ma anche al banjo e alle
percussioni e bassista/percussionista, sono fianco a fianco da un decennio
almeno nei Rose’s Pawn Shop, quintetto di ‘americana’ con un buon seguito a
livello locale e ora scelgono il nome Contraptionists per proporre un progetto
più personale. “Working Man’s Dread” è quindi un lavoro che si focalizza sul
songwriting di Paul Givant e sulla musicalità del duo che emerge in tutta la
sua freschezza seguendo la linea tracciata soprattutto da Jayhawks e Wilco ma
anche da tutte quelle bands che hanno nibilitato quel sound chiamato
‘roots-rock’, ‘alternative country’ e ‘insurgent country’. La qualità delle
canzoni è mediamente molto buona, sufficientemente varia e specchio fedele e
completo delle influenze che hanno caratterizzato la vita musicale dei
protagonisti, sin dall’introduttiva “River Lethe”, seguita a ruota da un
efficacissimo trittico formato dalla ‘title-track’, da “Past The Speed Of
Sound” e da “Flotation Device” che sono anche gli ‘highlights’ dell’album. Gli
elementi rock e quelli più roots si fondono con semplicità rendendo l’ascolto
decisamente godibile, passando attraverso momenti intensi come “Murky Floor”,
“Empire Of Smoke”, “Ember Days” e “Dream Song” che riflettono sensibilità non
comuni toccando storie di strada, racconti talvolta drammatici e d’amore e
unendo speranza, dolore e gioia. Un disco che è una bella sorpresa nel panorama
indipendente contemporaneo.
Remo Ricaldone
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