22:52

James Maddock - Little Bird In The Neighborhood

Pubblicato da Remo Ricaldone |

James Maddock, l’'americano' di Leicester, UK, firma con questo nuovo “Little Bird In The Neighborhood” il suo lavoro più vario e completo, un disco che concentra ottimamente le sue molte anime, il suo amore per la tradizione folk, per Van Morrison, per il rock e per la canzone d’autore declinati sempre con grande cuore e passione. Entrando nel vivo dell’album l’apertura è inequivocabilmente ‘folkie’ con chiare similitudini con le più belle stagioni dei Waterboys di Mike Scott alle quali “The Pride Of Ashby de la Zouch” si avvicina per spirito e principi (e con la presenza al violino di Steve Wickham), “Under Milky Wood” è ballata acustica delicata a cui James Maddock dona quel sapore agrodolce grazie ad una vocalità inconfondibilmente roca mentre la canzone che da il titolo all’album ha suoni ‘sixties’ grazie all’organo di Brian Mitchell e a una melodia che nel refrain si apre nitida. “Cry Jesus” è un altro momento topico del disco, una canzone dal sapore fiero e orgoglioso tra folk e rock che si avvale di una performance solida, così come la seguente “Coming Sorrow” che conferma lo stato di grazia di James Maddock anche come autore (tutti i brani sono a sua firma) e la sempre acustica “Prairie Grave” che torna a visitare i lidi di Mike Scott e soci. Gli arrangiamenti sono un altro dei motivi per apprezzare il disco, curati dallo stesso James Maddock che sceglie di prediligere l’acustico ma che non disdegna di ‘riempire gli spazi’ con una bella serie di strumenti nelle mani di vecchi amici come David Immergluck al mandolino e una sempre ispirata sezione ritmica con Aaron Comeau alla batteria e Ben Rubin al contrabbasso. “Another Chance” è cristallina e gustosamente dylaniana, “The New Things Getting Old” è ballata sussurrata e dal retrogusto folk, seguita da “No Dancing” che gioca ancora con le emozioni più intime e delicate. Il commiato per un album tra i più belli del musicista inglese (prima di una ‘hidden track’ che è un divertissment dedicato a Maradona e musicalmente rimanda al latin-rock di Santana) è affidata a una “Crystal Night” (il cui testo si riferisce alla tragica ed infausta ‘Notte dei Cristalli’) che si avvicina a certe cose del Bruce Springsteen più accorato, sia per l’incipit strumentale che la apre sia per l’interpretazione, sempre convincente. Disco che chiede di essere più volte ascoltato e goduto.

Remo Ricaldone

 

0 commenti:

Posta un commento

Iscriviti alla newsletter