E’
da almeno un ventennio che Paul Benoit è protagonista della scena di Seattle
con la sua eclettica canzone d’autore che prende spunto dal folk ma anche dal
blues, ispirato spesso dalle tinte scure di un Townes Van Zandt per esempio e
dalle inflessioni urbane di un Elliott Murphy. “Beautiful Lies” è un lavoro
molto curato pur in un veste essenziale e poetica, interpretato da una
eccellente serie di musicisti che da anni fanno parte della scena indipendente
della città dello Stato di Washington e che hanno già un nome apprezzato tra
gli addetti ai lavori. Le tastiere di Ron Weinstein, il violino ed il mandolino
di Noah Jeffreys, le voci femminili che duettano in più di un brano con il
protagonista, da Amilia K. Spicer a Michelle McAfee sono valore aggiunto ad una
manciata di brani che prendono in esame i rapporti interpersonali di questi
anni difficili. La splendida apertura affidata a “Cactus Met The Sky”, le
fascinazioni folk di “Delirium”, “Saddest Eyes” vero gioiellino, “Let’s Pretend
We’re In Love” con le sue inflessioni ‘bluesy’, la più rockeggiante “Black
Crow” che mi rimanda a certe cose dei Green On Red, “Smoke” e la country music
dietro l’angolo sono a mio parere le canzoni che si faranno ricordare a lungo e
che rendono “Beautiful Lies” un capitolo importante nella carriera di Paul
Benoit, oltre all’occasione migliore per conoscere la sua musica.
Remo Ricaldone
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