Ancora
una volta l’Oklahoma, terra che ha dato i natali a moltissimi musicisti che
hanno lasciato il segno nell’ambito della scena roots, ci presenta una voce a
cui prestare attenzione, una voce tra le più intriganti degli ultimi tempi.
Rigby Summer, da Stillwater, ha percorso le mille strade d’America e ne ha
declinato le impressioni, i suoni, le immagini in un eccellente mix di country,
folk e inflessioni contemporanee, agevolata da notevolissime doti vocali.
“Geography” è la perfetta fotografia del suo sound che si snoda attraverso
undici canzoni che passano dalla tradizione (la splendida “Kentucky”) alle
atmosfere cantautorali dell’introduttiva “The Weight (Unrequited)” mantenendo
inalterata la qualità complessiva e il fascino di una proposta decisamente
buona. “Geography” è co-prodotto dalla stessa Rigby Summer e da Kyle Reid
(ottimo anche quando è alle prese con pedal steel, chitarre, organo e banjo) e ci
regala piccoli gioiellini evocativi come la scarna ed affascinante “Delaware,
CA”, interpretata con grande pathos, come “Rear View Mirror” il cui pianismo
ammalia e non può non ricordarci la Joni Mitchell di album come “For The
Roses”, come la convincente “NY Or LA” tra country music e fascinazioni pop. Da
ricordare ancora il trittico finale con tre brani di grande intensità, con la
sicurezza di trovarci di fronte anche una eccellente interprete. “Buy Me A
Piano” con la sua struttura acustica e gli interventi di pedal steel e di
piano, “Michigan” robusta folk song e la cristallina “Gibson Guitar” da sole basterebbero a
giustificare l’acquisto di questo “Geography” le cui emozioni ci
accompagneranno a lungo.
Remo Ricaldone
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