Joe
Vestich è un musicista americano da molti anni, più di trenta almeno, di stanza
in Finlandia dove si è trasferito a vivere e dove ha proseguito a fare musica
intessendo fitti legami con la scena locale di ispirazione roots, tra country,
rock e blues. Sono proprio questi suoni ad aver stimolato la sua vena di buon
autore e di performer fresco e ricco di entusiasmo, protagonista in questo bel
disco intitolato “Steal The Wind”, fotografia significativa della sua arte. I
legami americani, mai interrotti negli anni, sono rappresentati dall’amicizia
con John Inmon, artista chiave in quella magnifica scena di Austin che negli
anni settanta rivoluzionò gli stilemi della country music e della canzone d’autore,
che qui contribuisce con una notevole produzione, con un fattivo contributo
compositivo nella bluesata “My Darkest Dream” e con un prezioso apporto strumentale con la sua esperienza chitarristica e con una delle icone della
musica texana come Lloyd Maines che appare in alcuni brani alla pedal steel. Il
resto lo fanno, e bene, un manipolo di sconosciuti musicisti finlandesi che non
fanno rimpiangere i sidemen statunitensi per bravura, tecnica e per passione.
Come detto ci si muove all’interno dei suoni tra rock e radici, di volta in
volta più vicini a certo country-rock come nell’iniziale “Paradise” e in “Riding
Away” e a volte sconfinando in ballate che profumano di umori sixties come
nelle ottime “The Song Will Live On” e nella più mossa “Rocket Girl”. Chitarre
cristalline, belle armonie e una vena compositiva di livello rendono “Steal The
Wind” album molto godibile, con un piacevole sentore di ‘deja vu’ che risulta
comunque interessante come in “She’s A Runner”, nella genuina country music di “Let
Me Kiss Ya Honey”, nel romanticismo fifties di “Sometimes” con un classicissimo
break di sax, l’affascinante “Razor Red Skies” a rappresentare il punto di
incontro tra rock e blues e l’acustica e soffice “I’m A Soldier” posta in
chiusura di un disco onesto e ben suonato.
Remo Ricaldone
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