Tra
le migliori esponenti di una scuola cantautorale fondamentale negli Stati Uniti
come quella di Boston, Massachussetts, Susan Cattaneo ha saputo fondere le
molteplici passioni che l’hanno fatta crescere e diventare musicista matura e
sagace. Più volte ha intrecciato il proprio talento interpretativo con
personaggi come Mark Erelli, Jennifer Kimball e Bill Kirchen, giungendo anche a
confrontarsi con una delle più belle realtà del roots rock di terra americana
come i purtroppo defunti Bottle Rockets. Proprio il precedente ottimo doppio
album intitolato “The Hammer And The Heart” definiva con forza i due lati della
sua personalità, con una parte più elettrica e robusta e una più delicata e
tenue, disco che era il manifesto più reale della musicalità di un’artista
sensibile. “All Is Quiet” già dal titolo indica la strada intrapresa per questo
nuovo lavoro, un percorso fatto di sfumature, di ballate acustiche dal sapore
dolce che avvolgono con il loro calore e trasportano in un mondo fatto di
valori ed emozioni universali. La produzione di Lorne Entress è garanzia di
grande cura dei particolari e di arrangiamenti in cui si predilige la linearità
sottolineando ogni verso e ogni intervento strumentale, dalle splendide
chitarre dell’esperto Duke Levine e di Kevin Barry al basso di Richard Gates e
ai rarefatti interventi vocali dello stesso producer. Nove brani compongono il
disco e non c’è una nota sprecata o stonata, tutto è legato da un filo sottile
ma prezioso che è la voce di Susan Cattaneo, perfetta per raccontare queste
storie di gesti naturali e di calore umano che pervade la sua scrittura. “No
Hearts Here”, “Broken Things”, i legami affettivi di “Borrowed Blue”, il
fascino un po’ misterioso di “Blackbirds” e la title-track “All Is Quiet”
bastano per rendere l’album consigliato a coloro che amano la canzone d’autore
più intensa ed interiore di cui Susan Cattaneo è senz’altro esponente di
spicco.
Remo Ricaldone
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