Amy
Speace è tra le voci più intense della canzone d’autore americana e negli
ultimi anni ha ulteriormente ‘alzato l’asticella’ maturando una scrittura dal
grande peso poetico e da una forte connotazione musicale tra folk, country e
rock. La collaborazione con il trio degli Orphan Brigade si è rivelata foriera
di stimoli nuovi e preziosi, stringendo una partnership giocata sul duplice
livello compositivo e di arrangiamenti. Le nuove canzoni di Amy Speace sono
nate dall’urgenza di raccogliere e raccontare le emozioni contrastanti di un
periodo lungo un anno tra il primo compleanno del figlio e la scomparsa del
padre in un inevitabile quanto doloroso passaggio di vita. “There Used To Be
Horses Here” è un disco da cui emerge quanto sia vincente la sinergia artistica
tra Amy e gli Orphan Brigade, intrecciando le ormai tipiche sonorità di questi
ultimi, pervase da intensità che evoca scenari intimi e sognanti, ad una voce
veramente splendida. L’album è quindi un viaggio molto espressivo tra le pieghe
di una personalità intrigante, aiutati a penetrare l’essenza dei brani grazie
al consueto eccellente lavoro di casa Appaloosa con tutte le traduzioni in
italiano. Si può godere appieno della bellezza dell’incipit affidato a “Down
The Trails”, proseguendo poi con le brillanti “Halleujah Train”, “Grief Is A
Lonely Land”, “Father’s Day” e “River Rise” che scavano nel profondo
conquistando i nostri cuori. Unica e struggente cover, scelta con oculatezza e
sensibilità, è “Don’t Let Us Get Sick” dell’indimenticato grande Warren Zevon,
posta in chiusura a congedare con tutto il suo carico di commozione un disco
scritto e presentato veramente con il cuore in mano.
Remo Ricaldone
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