Quattordici album spalmati lungo un periodo di alcuni decenni sono le tracce lasciate da Don Michael Sampson, singer-songwriter che ha diviso la propria vita artistica tra il New Mexico e Nashville, tra l’amore per la country music e per certo rock. Un percorso il suo che l’ha reso un ‘cult artist’ dai toni asciutti, nostalgici e profondi, con brani che hanno fotografato il cuore pulsante dell’America di provincia. “The Fall Of The Western Sun” raccoglie i frutti di una carriera che certamente non l’ha reso famoso ma profondamente stimato dai suoi colleghi che spesso hanno impreziosito i suoi dischi e che anche in questo album danno un contributo importante nell’economia del suono. Il resto lo fanno le canzoni, tutte firmate da Don Michael Sampson, in grado di fornire un quadro esaustivo del suo talento e ogni ospite si muove con grande discrezione per non alterare equilibri finissimi tra radici country e spirito rock. Warren Haynes, Chad Cromwell, Michael Rhodes, Roly Salley, Paulinho Da Costa, Becky Burns e i compianti Ben Keith e Don Heffington sono solo alcuni dei musicisti coinvolti e compongono una variegata quanto ispirata ‘back-up band’. “Rolling Time Train” è l’apertura perfetta, una lunga cavalcata che rimanda al miglior Lee Clayton con il suo piglio evocativo e poetico, “Everybody’s Leaving This Old Town” è country music essenziale nella migliore tradizione texana con la pedal steel che lascia il segno mentre “Wedding Song” sembra una ‘outtake’ di “Desire’ di Dylan con le sue inflessioni mexican. “New Book”, aperta da un bel giro di basso, mostra inflessioni più rock e alza il tiro con grande trasporto e grinta, mantenendo quel feeling ‘anni settanta’ che caratterizzava molte produzioni ‘outlaws’, “Crimson Sparkle Of High Wind Wheels” sottolinea fin dal titolo le grandi doti letterarie di Don Michael Sampson in una ballata che sa di polvere e di terra, di vento e di confine nello stile di Butch Hancock per fare un esempio, “Wild Rose Of Florence” mantiene salde le radici tra folk e country mantenendosi in bilico sul border come nella migliore tradizione texana  e “Bad Water” rimanda nuovamente al Lee Clayton più elettrico di “Naked Child”. Il trittico finale è aperto da un’altra splendida ballata dai toni evocativi come “Stop Those Tears” con un dobro invitante che guida una melodia da ricordare, seguita dalla sinuosa country ballad “Cast Off The Lines” interpretata con cuore grande e sincero e da “Sweet Tennessee Nights” che suggella con la sua naturalezza e genuinità un album che rimette al centro un musicista vero che merita tutta la nostra attenzione.

Remo Ricaldone

 

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