Dopo
aver debuttato lo scorso anno con il loro disco omonimo, i canadesi dello Yukon
The Lucky Ones si candidano come una delle più belle realtà roots tra country,
folk e bluegrass nella ‘Terra della Foglia d’Acero’. Aumentata una line-up a
formazione variabile a sette elementi, i Lucky Ones mostrano con questo loro
“Slow Dance, Square Dance, Barn Dance” una grande padronanza compositiva e
interpretativa, senza fronzoli e con la capacità di catturare lo spirito di
forntiera tipico di quelle terre legando la loro scrittura ai grandi texani o a
musicisti come John Prine a cui si ispirano fortemente. “Keno City Love Song”
sembra fuoriuscita proprio da uno dei primi dischi del grande cantautore di
Maywood, Illinois, sottolineando un’abilità non comune nel maneggiare la
tradizione, nei momenti più vibranti e ‘grassy’ come nelle intense ballate. In
questo senso canzoni come l’iniziale “Kate And Dan” e “Jake” danno l’idea di un
collettivo coeso e ispirato la cui urgenza artistica emerge forte ed orgogliosa
in un album che è una sorta di ‘concept album’ per tematiche e svolgimento.
Talvolta la vicinanza agli Old Crow Medicine Show è palese come in “Bones” o
nel fiddle tune “Broken Bow Stomp”, altri due momenti da rimarcare per
intensità mentre “Red The Skies” celebra il (nord) west come meglio non si
potrebbe, “Goodbye Train” affonda le proprie radici nella più pura tradizione e
“My Gal Is Good To Me” si muove flessuosa nella classica atmosfera ‘old-time’.
Un album questo decisamente breve (non si raggiunge la mezzora) ma dove nessuna
nota è sprecata e dove chi ama certa hillbilly music sfumata nel bluegrass
troverà più di uno spunto di interesse.
Remo Ricaldone
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