Karen
Morand è un’interessante voce femminile canadese, di Toronto, sulle scene da
almeno una decina di anni e con all’attivo un percorso discografico di ottima
qualità che ora si arricchisce di un nuovo episodio che rimarca qualità non
comuni. “Ghost Hotel” è un gustoso viaggio nelle radici della musica americana
che Karen Morand percorre unendo un godibile ‘blue eyed soul’ a inflessioni
country, con l’accompagnamento dei Bosco Boys, Benny Santoro a batteria e
percussioni e Aaron Verhulst a chitarre, pedal steel e mandolino e di una serie
di sidemen di qualità tra cui spiccano la voce di Suzie Vinnick e l’armonica di
Mike Stevens, esperti esponenti della scena canadese roots. La title-track apre
il disco con le radici country in evidenza, una pedal steel guitar che ne fissa
le coordinate e un’interpretazione di classe mentre la deliziosa “Never Enough”
è ballata dai toni vicini alla soul music ed è tra i punti più alti in un
lavoro che ha molte frecce al proprio arco, passando da momenti in cui emerge
l’amore per il rock (“Locked Down & Out” e “Smoke & Fire”, immergendosi
nel più gustoso profondo sud) alla frizzante “Easy” che personalmente mi
ricorda il duo inglese dei Stealers Wheel in cui militava il compianto Gerry
Rafferty. “Neverland” riporta al centro la country music più intima ed intensa,
ancora con una pregevole pedal steel e parti vocali particolarmente affascinanti
e da sottolineare c’è anche la coinvolgente “Coffee” che chiude la selezione
aggiungendo cenni bluegrass e country ad una canzone azzeccata come questa
nuova proposta della cantante ed autrice dell’Ontario.
Remo Ricaldone
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