Gary
Van Miert da Jersey City, New Jersey è un personaggio originale e ricco di
passioni ed ironia, legato profondamente alla country music degli anni
cinquanta e sessanta ma anche allo spiritual, al gospel, al rock’n’roll e al
blues. I legami con la tradizione però non lo costringono all’interno di
steccati rigidi e a conferma di una visione tanto ampia quanto godibile dal
punto di vista stilistico c’è l’aggiunta, in questa sua curiosa
‘impersonificazione’ sotto il nome di The Sensational Country Blues Wonders!,
di forti colorazioni psichedeliche avvicinandosi così alle atmosfere tipiche degli
anni sessanta. “The Adventures Of A Psychedelic Cowboy” è già dal titolo
esplicativo delle intenzioni del protagonista e risulta un album piacevolissimo
e divertente, con dieci canzoni che di volta in volta prendono spunto dai
Beatles e dagli Stones più ‘lisergici’, dalla scuola californiana e dalle
solide basi country di Gary Van Miert, aggiungendo alla pedal steel sitar e
tastiere inconfondibilmente sixties. “There’s A Hole In The Fabric Of My
Reality” parte subito con il piede giusto regalandoci una country song immersa
nel pieno degli anni sessanta, con una melodia intrigante, seguita da una
leggera e gustosa children song dalle sfumature ‘neworleansiane’ grazie ad un indovinato
arrangiamento fiatistico. “The Psychedelic Cowboy Song” è limpido manifesto di
questo progetto, unendo ancora country music, psichedelia e cenni
‘beatlesiani’, “I’m Beginning To Live In The Light” fonde country music e
gospel e sposta le atmosfere verso la tradizione, “Airwaves” è ariosa,
scorrevole e piacevolissima riportando al centro dell’attenzione le bands
californiane degli anni sessanta mentre “I’m A Caterpillar” ha il sapore della
country music più classica, naturalmente proposta con lo spirito aperto e
originale di Mr. Van Miert. Nel prosieguo dell’album troviamo ancora “Life Is
So Freaking Beautiful” in pieno spirito ‘flower power’, “I’ve Got Memphis On My
Mind”, un rock’n’roll classico, “Music Of The Spheres” che scorre naturalmente
tra flauti, sitar ed immagini sognanti, preparando la chiusura di “God Gonna
Take Me Home”, gospel trascinante come si può arguire dal titolo. Disco che si
assapora con estremo piacere, certo non un capolavoro o un lavoro che cambierà
la storia ma una selezione che regalerà qualche sorriso e una sensazione
piacevole di leggerezza.
Remo Ricaldone
0 commenti:
Posta un commento