Peter
Gallway è un personaggio che non si ferma mai. Una carriera la sua che lo ha
portato ad incidere una trentina di album, a produrne almeno altrettanti e a
dividere la sua attività in almeno tre parti separate: quella con Annie Gallup
negli Hat Check Girl, con il tastierista inglese Harvey Jones come Parker Grey
e, come in questo caso, con The Real Band, assumendo di volta in volta abiti
diversi toccando la canzone d’autore spesso con coloriture ‘jazzy’, sonorità
più roots mostrando capacità descrittive e quasi cinematografiche eccellenti e
un rock dove spesso le sperimentazioni sono di casa. “It’s Deliberate” è disco
dove la poetica di Peter Gallway è sorretta da arrangiamenti intriganti che
rimandano al Bruce Cockburn più notturno. elettrico ed evocativo, al Leonard
Cohen più ricco musicalmente e alla varietà stilistica di un Elvis Costello o
della scena cantautorale urbana negli States come Ron Sexsmith e per certi
versi rimandando alla scrittura di un Warren Zevon. Il suono della Real Band è
pieno e corposo e contribuisce a dare una spinta in più alle nuove composizioni
del musicista originario del Maine che spesso fa dell’essenzialità una delle
sue doti principali. A mio parere Peter Gallway si trova più a suo agio quando il
suo linguaggio si avvicina maggiormente alle radici (anche se il suo ‘filtro’
lo rende sempre personale) come in “It’s Deliberate”, in “Good Trouble”, in
“Not This Time” e in “Like Mercury” dove emerge la passione per certo rock anni
settanta. In altri, centrando più o meno il bersaglio, mostra una vicinanza a
band come Steely Dan o Talking Heads in un’alternanza di ritmi sincopati o più
lineari. Un disco con qualche ombra ma che conferma la statura di un artista da
anni legato ad un cammino fatto di continue sperimentazioni e assolutamente non
commerciale.
Remo Ricaldone
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