Cresciuto
a Byron Bay, Australia, tra i più amati luoghi di ritrovo di artisti e hippies
da tutto il mondo, Steve Wallis è un cantautore la cui cristallina vena
melodica deve sicuramente qualcosa ad alcuni dei nomi che lo hanno ‘cresciuto’
musicalmente, da John Prine a Townes Van Zandt. In Europa e negli Stati Uniti
Steve Wallis ha completato la sua maturazione frequentando le attitudini folk
dei Milk Carton Kids e soprattutto incrociando il produttore, autore e
polistrumentista Joe Boon che lo ha portato nel suo studio nella bucolica
campagna del Devon settentrionale dove hanno preso vita le undici tracce che
ora compongono “Nothing Stays The Same Way For Long”. Un percorso sonoro che
mette in luce anche interessanti doti interpretative, sia quando i brani sono
scarni ed essenziali nella loro forma folk, sia quando si avvalgono di una
strumentazione più ampia e composita. Voce ottimamente impostata, una chitarra
tecnicamente impeccabile e ogni tanto poetici tocchi di piano e di armonica
sono alla base di un album dalle molte sfumature e dai molti spunti. La poetica
insita nella pianistica “Her Name” in cui il break di armonica rimanda ad
alcune cose di Neil Young, la cristallina narrazione di “Amsterdam”, l’intensa
vena autobiografica di “The Wolf”, l’essenza ‘folkie’ di “Blue-eyed Annie” (con
più di un legame con i Milk Carton Kids) hanno il denominatore comune di un
grande amore per i suoni in bilico tra country e folk, distinguendosi sempre
per pulizia e candore. Questo vale anche per altre canzoni su cui vale la pena
soffermarsi come per esempio “The Loneliest”, sui fili che reggono “Now I
Don’t”, tra i momenti più significativi di queste sessions e sulle emozioni
pure della canzone che da’ il titolo all’album, affrontate con una delicatezza
e una profondità degna della migliore canzone d’autore. Steve Wallis è un nome
da considerare attentamente per coloro che amano le sonorità roots legate ad un
ispirato storytelling.
Remo Ricaldone
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