Quarto
disco per una brava cantautrice da Athens, Ohio che mostra capacità compositive
molto interessanti e uno stile essenziale, intimista e profondamente poetico.
Megan Bee si è distinta per una visione attenta del mondo contemporaneo, per
l’amore indissolubile per l’ambiente e per un approccio che non disdegna lo
humor in un contesto comunque letterariamente rilevante. “Cottonwood” fotografa
con lucidità una musicalità folk che ha il fascino contemporaneo di una
scrittura matura e adulta, sorretta da una voce cristallina e coinvolgente. Gli
arrangiamenti non fanno che rimarcare qualità melodiche non comuni, con una
strumentazione parca dove ogni strumento è posizionato in maniera perfetta e
nessuna nota è sprecata. Il banjo di Kelly Madewell nell’apertura affidata alla
title-track “Cottonwood”, il piano di Barefoot McCoy nella ottima “Never Known”
ed in “Fickle”, il fiddle di Michael Thomas Connolly ad accarezzare le melodie
di “Sister” e “Andy”, la chitarra elettrica mai invadente di John Borchard in
“Snowplow” e “Fast Johnny” e la sua pedal steel in “Used To Be”, altro
highlight dell’album, non fanno che impreziosire ulteriormente una selezione
che fa della coesione e della perizia i suoi punti di forza. L’approccio
estatico, l’introspezione e la sensibile poesia che si sprigiona da queste
canzoni scaldano i cuori di coloro che danno importanza a liriche cesellate con
cura e a uno stile certamente non rivoluzionario ma sempre proposto con gusto
ed intensità. Un album questo “Cottonwood” che potrà farvi conoscere un nome
che merita assolutamente.
Remo Ricaldone
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